A cavallo tra 13° e 14° secolo a Rimini c'è stata la presenza attiva di colui che possiamo definire il primo pittore moderno, Giotto di Bondone.
Presumibilmente il suo nome era un diminutivo di Ambrogio o Biagio, senza escludere che poteva anche essere un nome proprio.
Nacque in quello che oggi è il comune di Vicchio, in Mugello.
Ha lavorato alla chiesa di San Francesco, quella che oggi conosciamo come Tempio Malatestiano, il Duomo della città.
L'unica testimonianza concreta del suo soggiorno riminese è il crocifisso posto nell'abside della chiesa.
Non è un'opera firmata ma tutti gli storici e critici sono concordi nell'attribuirlo al grande artista.
E' quasi certo che avesse lasciato anche un ciclo di affreschi in questo edificio ma, purtroppo, sono andati tutti perduti tra sovrapposizioni, terremoti, guerre.
Il signore che ha chiamato alla sua corte Giotto è stato Malatesta da Verucchio, quello che Dante chiama il 'Mastin Vecchio', ponendolo al calduccio nel XXVII canto dell'Inferno. Era il padre di Paolo e Gianciotto Malatesta, tra i protagonisti dell'affare 'Paolo & Francesca' ed è sopravvissuto ad entrambi.
Il nomignolo attribuitogli dal sommo poeta è legato al fatto che è vissuto 100 anni, dal 1212 al 1312 e, pochissimi giorni prima di morire, ha redatto un minuziosissimo elenco di tutti i suoi beni con relativi beneficiari.
La presenza di Giotto a Rimini ed il suo nuovo modo di dipingere, molto più naturalistico dei precedenti (famose anche le espressioni dei volti), hanno sconvolto ed impressionato i pittori riminesi che hanno iniziato ad utilizzare la maniera del maestro. Nacque così la cosiddetta 'scuola giottesca riminese' o 'scuola riminese del Trecento' che ha prodotto tantissime opere tra Marche, Emilia, Romagna, Veneto ed oltre, fino al 1348, anno della grande peste.
Giovanni, Pietro, Giuliano, Neri Da Rimini, Giovanni Baronzio, sono alcuni dei loro nomi e alcuni crocifissi si possono ammirare al Museo della Città ed alla chiesa di S.Agostino dove, nella conca absidale, è incredibilmente apparso un ciclo di affreschi in conseguenza del terremoto del 1916.
Le opere più importanti di questa scuola pittorica sono però lontane dalla nostra città: il refettorio dell'Abbazia di Pomposa in provincia di Ferrara ed il cosiddetto 'cappellone' di San Nicola da Tolentino nel santuario dedicato al santo nella sua città natale in provincia di Macerata. Una visita a quest'ultimo luogo è veramente affascinante perchè ci si sente 'assorbiti' dalle scene pittoriche, visto che gli affreschi iniziano dal livello del terreno e l'altezza del cappellone è limitata per cui si riesce a godere anche dei particolari.
Si inizia la visita a Rimini, dove si è sprigionata la loro arte, per allontanarsi e scoprire le vette artistiche raggiunte.
Cristian
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