Il museo cittadino, che si trova in pieno centro storico vicino Piazza Ferrari, è uno scrigno di tesori che aiutano a conoscere la città dalla preistoria ai tempi moderni.
Creato negli anni ‘80 negli ambienti del vecchio convento dei Gesuiti poi riconvertito in ospedale cittadino, si sviluppa su 4 piani: seminterrato e piano terra per la parte archeologica, primo e secondo piano sculture, pinacoteca, medaglie, arazzi.
Non vi consiglio di scoprirlo andando a vedere tutto di tutto … meglio vedere poche cose ma con calma ed in maniera profonda.
I due piani riservati all’archeologia coprono un periodo che va dalla preistoria all’epoca romana. Questa trova il suo massimo con la ricostruzione della ‘taberna medica’ appartenente al sito della Domus del Chirurgo e con tutti gli oggetti chirurgici e medici ritrovati nello stesso luogo.
Un ottimo punto di partenza per entrare nella Rimini Romana, i suoi edifici, la sua collocazione, la vita quotidiana.
Ai piani superiori è possibile scoprire tante opere legate al gruppo di artisti che ha preso il nome di ‘Scuola giottesca riminese’ , artisti profondamente colpiti dalla lezione pittorica di Giotto, presente a Rimini a cavallo tra XIII e XIV secolo.
Polittici, tavole, crocifissi, tante sono le opere presenti al museo e tante di più, compresi cicli di affreschi, si possono trovare in area adriatica tra Emilia Romagna e Marche.
Ma l’opera pittorica più famosa del museo è una tavola di Giovanni Bellini risalente al 1470 circa, rappresentante una Pietà con Cristo sorretto da 4 angeli, opera commissionata secondo alcuni da Sigismondo Malatesta (che però morì nel 1468..).
Varie opere presenti al primo piano sono legate alla committenza dei Malatesta che, come tanti signori dell’epoca, si circondavano di grandi artisti per aumentare il prestigio della propria corte.
Al secondo piano le opere vanno dal diciottesimo secolo all’epoca contemporanea con tanti ritratti che offrono uno spaccato sulla moda dei secoli dell’età moderna e, in tanti casi, i travagli interiori dei soggetti rappresentati. Bella la sezione con tante vecchie mappe della città.
Certo, l’ideale per conoscere una città è camminare tra i suoi viali senza dimenticare i vicoli, durante il giorno e/o la sera , per avere prospettive luminose differenti.
Magari far due chiacchiere con gli indigeni locali oppure origliando in un bar le strane parole nel dialetto locale.
Anche una visita al museo però regala una visione profonda sulle radici del luogo consentendo di acquisire una maggiore padronanza del posto.
Cristian
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